La jam session è un ritrovo di musicisti che suonano insieme improvvisando accordi e suoni. A salire sul palco può essere chiunque, persone alle prime armi o veterane, il fine è quello di divertirsi, contaminare i propri gusti musicali e socializzare.
La jam session può essere organizzata in diversi momenti dal bar al club alla sala prove così come all’aperto, l’importante è non dimenticare a casa il proprio strumento. Normalmente le jam session sono aperte al pubblico ma può capitare che siano create appositamente per il miglioramento dei musicisti stessi o per brainstorming in un’ottica di creazione di qualcosa di nuovo.
Perché partecipare? La jam session è un’esperienza che coniuga intrattenimento e formazione. Il musicista accresce le proprie skills – suonare uno strumento o stare sul palco – e lo spettatore ha modo di scoprire nuovi artisti e talenti apprezzando la musica nella sua forma più autentica.
Foto di copertina – © 21genzai
Cos’è una jam session
Il termine Jam deriva da jamu vuol dire in africano insieme in concerto, senza avere arrangiamenti o una preparazione predefinita ma anzi, lasciandosi ispirare dal flow, dall’incontro di strumenti attorno a sé.
Le sessioni marmellata vengono chiamate anche free flow sessions ad indicare e rimarcare la propria natura di zero regole, zero limiti, tutto prende forma sul momento. I musicisti utilizzano questi incontri spesso per sviluppare nuovo materiale e poter provare più arrangiamenti alla ricerca di quello più adatto.
Per approfondire: cosa significa flow?
Storia ed origini della jam session
Le jam session nascono negli anni ’20, a New York City in locali notturni dove dopo aver tirato giù la serranda, i musicisti all’interno continuano a suonare, dando vita ad esibizioni private in cui strimpellare e dare sfogo alla propria creatività sperimentando soprattutto il jazz, che sta iniziando a diffondersi. Situazioni molto intime e private dove potersi sentire liberi di osare.
Leggenda narra che il termine jam session nasce proprio durante uno di questi incontri casuali nella Grande mela, dove Bing Crosby, celebre cantante statunitense, prendendo parte a una free flow session ne è talmente coinvolto che i musicisti attorno a lui dissero Hey, he is jamming the beat!, ecco battezzato quindi il nome.
Differenze di jam session nei generi musicali
Inizialmente a prevalere è il genere jazz, ma a partire dagli anni ’60 anche il rock inizia a ritagliarsi una propria fetta in questo mondo. Soltanto negli anni’70 anche la cultura Hip Hop, segue quest’onda concependo la tecnica del freestyle, l’arte di improvvisare le proprie rime.
Questi tre macro generi musicali in una jam session seguono tutte la regola dell’improvvisazione ma ognuna ha delle proprie peculiarità.
Jam session Jazz
La musica jazz e le sue opere più importanti sono spesso nate da questi momenti di improvvisazione, per via anche della predisposizione del genere ad essere interattivo: una connessione e comunicazione continua tra i membri della band che insieme cavalcano il flow.
Jam session Rock
Le jam rock invece si differenziano dal jazz perché non sono congregazioni casuali, ma piuttosto porzioni improvvisate di scalette già provate. Di musicisti rock fan delle jam in quegli anni ce ne sono molti, tra cui i Pink Floyd, i Santana, passando anche per Jim Morrison, Jimmi Endrix e Janis Joplin, la cui celebre jam insieme il 07 marzo 1968 ha fatto la storia.
Jam session Rap/Hip Hop
Nella cultura Hip Hop il freestyle è l’arte di improvvisare delle rime sul beat. Sessions spontanee ma che richiedono importanti skills, tra i freestyle più iconici c’è sicuramente quello nato fuori dalla Lavanderie Ramone dove dei giovanissimi Fred De Palma, Ensi e Shade si sfidano sul beat, regalando perle memorabili. In Italia ci sono due celebri tornei di quest’arte, Tecniche perfette e Mic Tyson, che sfornano annualmente talenti, tra i tanti ricordiamo Emis Killa e Mondo Marcio.
Principali eventi e jam session in Italia
Col passare del tempo le jam sono arrivate anche oltreoceano, sbarcando in Italia, dove ad oggi Festival e locali riservano nella propria programmazione uno spazio apposito.
L’utilità e lo scopo rimangono quelli del passato e ci sono artisti contemporanei che le sfruttano per ricavare da momenti di cazzeggio e spensieratezza, delle ispirazioni per nuova musica. Frah Quintale ci ha raccontato che è solito prendere parte a situazioni similari e che il risultato è sempre molto proficuo.
Tra i Festival da citare c’è sicuramente il Fara Music Festival, un grande evento jazz che ogni anno porta nel cuore della Sabina musicisti italiani e non per deliziare il proprio pubblico con concerti, jam e seminari.
Da leggere: Frah Quintale racconta il suo processo creativo in una jam session
Jam session a Milano
A Milano a regalare le sessioni marmellata ci pensa il Barrio’s, noto per essere un centro culturale e di aggregazione, ma anche la Corte dei miracoli, dove di settimana in settimana varia il genere protagonista delle jam.
Jam session a Roma
Nella capitale invece se vuoi gustarti una jam, ti consiglio di andare al Magazzino 33 dove ogni martedì si esibiscono musicisti jazz, o al eTablì dove tutti i giovedì sera c’è il consueto appuntamento con la jam session multi genere.
Conclusioni
Le jam session sono un mondo da scoprire, spero di averti fatto venire voglia di entrare a conoscerlo. Ti ho dato un assaggio di cosa sono, di dove e quando sono nate, e dei vari generi che puoi andare a sentire dal vivo.
Ora però ti passo il testimone, quindi conto di vederti alla prossima sessione marmellata.
Ci sono passaggi poco chiari? Ho dimenticato qualcosa? Fammi sapere.