Negli ultimi anni è tornato in voga il termine mixtape e diversi progetti rap, dalla notevole esposizione, sono stati pubblicati di fianco a quest’etichetta. Basta pensare al Machete Mixtape 4 della Machete, a Dark Boys Club, della Dark Polo Gang, a Vita Vera di Tedua e a J di Lazza.
Una parola che di primo acchito rimanda a tutti quei progetti più datati e underground, oggi irreperibili per vie ufficiali sul web, ma facciamo un po’ di chiarezza su che cosa significa, o meglio significava mixtape, e qual è invece l’erronea connotazione attribuitagli oggi.
Che cosa era un mixtape?
Il termine mixtape fa riferimento a un agglomerato di tracce audio, composte da parti vocali registrate su produzioni edite, quindi di canzoni già esistenti, distribuite poi gratuitamente per canali non ufficiali come il free download sul web o l’omaggio della copia fisica.
Il concetto di mixtape nasce nel rap, perchè permetteva a chi si avvicinava al microfono di destreggiarsi ed esercitarsi senza particolari investimenti in studi di registrazione e produzione.
I criteri per definire un progetto come mixtape sono 2:
- La maggior parte delle tracce possiede strumentali edite di cui non si detengono i diritti.
- Il progetto non è distribuito ufficialmente, di conseguenza non è disponibile sulle piattaforme streaming dalle quali avrebbe un guadagno l’autore e/o la label distributrice, e neanche nei negozi di dischi virtuali e fisici.
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Cosa si intende oggi con mixtape?
Il concetto di mixtape oggi non ha più senso né come impostazione romantica ne come distribuzione commerciale.
Il mixtape era una modalità utile agli emergenti di una generazione che non disponeva di internet e di tutti quei riferimenti dai quali attingere e acquistare a buon prezzo produzioni inedite.
Essendo la figura dell’emergente producer alla pari del rapper, è facile che si creino, tra social e YouTube, collaborazioni complementari. Perde di senso e innovatività andare a prendere e registrare su una strumentale edita per poi pubblicare solo su YouTube o SoundCloud.
Sia chiaro questo non significa che il rappare su basi di canzoni edite rimane il miglior esercizio pratico per allenare flow e skills in freestyle.
Se quindi si può sorvolare sul versante romantico della faccenda per quanto riguarda il lato commerciale, è imprescindibile il carattere inizialmente no profit del mixtape. Il mixtape nasceva come supporto promozionale al rapper novizio che doveva solo farsi conoscere dimostrando le proprie abilità liriche, non può quindi esserci una progettualità commerciale che contempli una distribuzione per canali ufficiali dai quali si può prevedere un guadagno.
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Esempi pratici
Facciamo degli esempi di quali progetti che si sono vantati dell’etichetta mixtape possono essere ritenuti tali:
- XDVR – Sfera Ebbasta: si. Anche se tutto il progetto nasce con produzione inedite di Charlie Charles, inizialmente fu distribuito in free download e solo successivamente fu acquisito e ridistribuito da Roccia Music e Universal.
- Crack Musica/ Succo Di Zenzero/ The Dark Album – Dark Polo Gang (Tony, Wayne, Pyrex , Side): si. Come XDVR, anche se interamente prodotti da Sick Luke, i progetti furono inizialmente regalati e solo in un secondo tempo distribuiti.Amici Miei Mixtape – Wild Bandana: si. Il progetto della crew ligure composta da Tedua, Izi, Bresh, Vaz Té, Disme, Guesan ed Illrave anche se tutto registrato su produzione inedite rimane sempre e solo su YouTube.
- Machete Mixtape 3/ Machete Mixtape 4: no. Nonostante la saga dei Machete Mixtape sia storica, sono considerabili mixtape solo i primi due capitoli. Il 3 e il 4 sono a tutti gli effetti compilation ufficiali.
- QVC 8 – Gemitaiz: si. Nonostante 5 tracce su produzioni inedite sono state distribuite anche sulle piattaforme ufficiali le restanti 13 registrate su strumentali edite sono disponibili sono state pubblicate solo in free download.
- QVC 9 – Gemitaiz: no. Concepito, pubblicato e distribuito a tutti gli effetti come un disco, non presenta nessuna caratteristica del mixtape.
- Dark Boys Club – Dark Polo Gang: no. Ne come impostazione ne come distribuzione.
- Vita Vera – Tedua: no.
- J – Lazza: no
Un esempio del buon utilizzo del concetto di mixtape è stato invece Orange County Mixtape che è nato come tape in free download. Giustamente la notorietà di Tedua ha fatto si che il progetto venisse poi ridistribuito ed espanso in Orange County California forma ufficiale perdendo quindi l’etichetta mixtape.
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La romantica paraculata del definire un disco mixtape
Ma quindi perché la Machete, la DPG, Tedua e Lazza hanno definito i propri dischi mixtape, quando sono a tutti gli effetti dischi ufficiali con dietro un major e degli obiettivi di vendita ben precisi?
Una delle recenti spiegazioni data proprio da Lazza a Rolling Stones dove interpreta in modo delirante la sua concezione di mixtape è:
È la stessa differenza che c’è tra un concerto e un dj set. Nell’album ci sono canzoni che sono adatte a essere suonate durante un concerto: quelle che spaccano, quelle d’atmosfera in cui la gente accende i telefoni e alza gli accendini, quelle riflessive. Nel mixtape, invece, ci sono i pezzi che suonerebbe un dj in un club, per far ballare la gente o farla prendere bene. Per J ho voluto prendere a modello i tape americani, quelli che servono per mostrare il tuo stile e in cui magari ci sono quattro o cinque rapper che si alternano su ogni traccia.
Lazza prova a spiegare a Rolling Stone la differenza tra disco e mixtape confondendosi con il concetto di compila
Il motivo, fornito anche dagli stessi, è che sono progetti più veraci e di getto, più street e meno coesi. In questo modo si conferisce al prodotto un’aura più grezza e allo stesso tempo se non dovesse raggiungere le aspettative sperate si può giustificare fin dall’intenzione d’annuncio con un ma l’aveva annunciato che era solo un mixtape. Come se con mixtape ci si autorizzasse alla sagra dell’insalata di riso.
Questa non è una critica lamentosa diretta a questi progetti, che devono essere ascoltati e giudicati singolarmente e senza pressapochismi, ma una sottolineatura di una distorta revisione linguistica.
Il termine mixtape necessita di un criterio di gratuità e un carattere no profit fondamentale per poter sopravvivere con del senso cioè distribuire un progetto quanto più gratuitamente senza iniziali intenzioni commerciali sullo stesso contenuto musicale. La differenza non la fa la presenza o meno di concept, hit e banger, più o meno faturing, o se sono tracce da club o da concerto.
Certo questo concetto può adattarsi ed articolarsi alle carriere iperdinamiche dei rapper odierni e ai media attuali, ma non per questo può essere sfruttato a proprio piacimento per pubblicare la qualsiasi evitandosi le critiche, a maggior ragione se questa pratica viene adottata da artisti già affermati.
Butta un occhio a:
Conclusioni
Se l’intenzione è quella di pubblicare un progetto senza troppe aspettative, la soluzione è semplice, non creare hype che poi non si è in grado di reggere, senza paracularsi con l’etichetta di mixtape.