In occasione dell’uscita del nuovo EP “Storia Breve” abbiamo fatto quattro chiacchiere con Frah Quintale, che ci ha spiegato il significato del suo nuovo progetto e l’intento di voler raccontare, attraverso ad esso, le quattro fasi in cui si sviluppa una storia d’amore.
Ma, naturalmente, la chiacchierata non si è limitata a questo. Abbiamo infatti approfondito anche al sua tendenza alla sperimentazione, legata al suo modo di concepire la musica, l’arte più in generale e al suo approccio verso la vita.
Ti lascio direttamente alle parole di Francesco, buona lettura!
Ciao Francesco, come stai?
Sto bene, mi sembra che stia arrivando quello che volevamo arrivasse, buonissimi feedback, domani iniziamo le prove del tour e sono molto carico. Sono contento dei feedback perché non pensavo arrivasse tutto così chiaro, invece mi sembra stia venendo percepito molto bene dal pubblico.
A volte penso che magari la gente vuole una determinata cosa e a me fa sentire un po’ incastrato fare la stessa tipologia di roba. In questo EP abbiamo sperimentato molto e quando fai sperimentazione nel sound hai paura che il pubblico non capisca, ma mi sembra sia arrivato tutto molto bene e ciò, per fortuna, non conferma la mia teoria che la gente spesso si ferma ad un ascolto superficiale.
Vuoi raccontarci la storia dietro questo EP Storia Breve?
Mi piaceva l’idea di arrivare con un concept album che rimanesse su uno dei miei topic principali, la storia d’amore, e volevo descriverla nelle sue diverse fasi. Un EP con 4 pezzi che descrivono 4 fasi dell’innamoramento e della storia d’amore, però da ogni pezzo ognuno ne ricava quello che lo veste meglio al momento. Il mio lavoro è descrivere una mia realtà con i mezzi che ho e a parole mie, poi sta agli altri trovare il proprio e farlo proprio.
Il titolo Storia Breve sta a indicare sia un EP corto, di sole quattro tracce, sia la storia d’amore raccontata che è stata breve. Di solito sono uno che ci perde settimane a cercare il titolo giusto senza trovarlo, questo invece è uscito da solo ed è il vestito giusto per questo EP perché è un gioco di parole ed è una storia breve a tutti gli effetti.
Da cosa scaturisce il tuo desiderio di sperimentare?
È una cosa che mi è sempre piaciuta, io vengo da Madlib che quando rappava aveva come un alter ego che si chiamava Quasimoto e la sua caratteristica era che distorceva la voce. Da ragazzino mi gasava molto e in generale mi è sempre piaciuto giocare con la mia voce.
Aldilà delle sperimentazioni vocali a questo giro ci sono anche un po’ di episodi a livello di struttura dei brani, quindi diciamo che è tutto un po’ strano, ma è uno strano che funziona, è una cosa un po’ matta ma io sono super contento quando mi escono delle cose matte, inaspettate.. e quindi mi sembra che abbiamo centrato l’obiettivo.
A me piace uscire dal mio tracciato, sono uno che si annoia molto velocemente, soprattutto nelle cose creative che faccio. Rifare più volte la stessa cosa mi stufa, non sento di fare passi avanti quindi ogni volta cerco l’ingrediente in più, quella cosa un po’ matta e diversa e a sto giro abbiamo giocato anche un po’ con le voci. Ad esempio verso la fine del brano mi piace distorcere la voce, come in Quando Finisce dove parlo di un momento in cui sono in giro con una tipa a far serata e mi piaceva che la voce fosse un po’ il mio alter-ego sballato che cantasse.
Qual è la tua idea di originalità e creatività nella musica?
Secondo me essere creativi è un po’ un percorso, alla fine ogni volta impari qualcosa di nuovo e cerchi sempre di spostare un po’ l’asticella. Per me essere creativi al di là della musica è sperimentare anche su altre cose, tipo a sto giro ho scritto i video dell’EP, partendo da moodboard e storyboard. Mi piace sempre cercare roba nuova per esperienza personale, provare cose nuove e aggiustare un po’ la mira.
Il mio modo di fare musica è non sedersi mai e non ripetersi mai, perché di base è una cosa che poi stufa me in primis.
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Com’è nata l’idea di contribuire alla regia dei tuoi video?
Per me trovare un’idea per i video è sempre una cosa strana perché non ho troppa conoscenza in materia. Fortunatamente sono stato circondato di persone molto brave dalla casa di produzione, siamo partiti da una idea di storyboard che ho creato e poi abbiamo messo insieme un piano di lavoro e di produzione.
Quindi è figo vedere come delle scene che ho pensato, immaginato, disegnato poi abbiano preso vita con la telecamera ed è stata un’esperienza molto figa e soddisfacente.
Come si sviluppa il processo creativo delle tue canzoni?
A livello di testi sono uno che scrive sempre, mi appunto tante cose sul telefono. A livello pratico invece a sto giro sono entrato in studio con la band che mi accompagna live che sono Benjamin Ventura, Bruno Belissimo e Bonito e ci siamo divertiti. Delle cose sono partite da dei piccoli provini che avevo sul computer, altre cose sono partite da una jam session in cui stavamo cazzeggiando, abbiamo registrato un giro di piano e abbiamo detto “questo poi lo riutilizziamo”.
Ogni volta il processo è un po’ diverso perché adesso essendo in quattro ognuno porta la “sua cosa” e non c’è un percorso preciso. Se nasce prima la base io poi vado a ripescare degli appunti e creo il testo, ma è tutto molto imprevedibile ed è anche questo il bello. Quando entri in studio non sai cosa avrai in mano quando ne uscirai. C’è quella cosa di curiosare, di scoprirsi, di conoscere gli altri, di cambiare direzioni.
Abbiamo pezzi tipo Love Ya che era partita come una roba dub e abbiamo iniziato il pezzo io e Bruno a Bologna, poi siamo andati a fare una session ad Arona e l’abbiamo totalmente scorporato ed è nata tutt’altra roba, ed è bello vedere anche l’evoluzione delle cose.
Ci sono altre forme d’arte che senti vicine a te oltre alla musica?
Io dipingo molto, ho sempre disegnato. Ho iniziato prima coi graffiti che con la musica, anche la copertina del disco l’ho fatta io. Poi mi piace molto anche il linguaggio dei video, ho spesso montato i video quindi sì, sento tante cose affini a me. Mi piace l’immagine e la creatività nell’immagine, però tra tutte le cose quella con cui mi sento più affine è il disegno perché è una cosa che mi ha sempre accompagnato al pari, se non di più, della musica.
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Ci sono artisti (presenti o passati) che sono per te un modello/punto di riferimento?
Si assolutamente, se guardo alla scena americana vedo Pharrell Williams che per me è l’apice di come si fa sta roba qua. È un super produttore, la roba è bella, c’è dentro tanta conoscenza e un sacco di stile sia a livello musicale che estetico e il tipo è un visionario, ed è la cosa che sento più vicina a quello che vorrei fare. Infatti ogni volta che esce roba sua dico “vabbé quel tipo è un alieno”.
In Italia c’è tanta gente interessante, i featuring che volevo fare in parte li ho fatti, ho ancora un po’ di cose che vorrei portare a casa però non lo dico un po’ per scaramanzia e un po’ perché se succede non voglio spoilerare.
Queste collaborazioni come nascono? Di solito c’è già un’amicizia?
Io solitamente sono uno che va molto a sentimento, prima di tutto deve esserci rispetto reciproco e conoscenza e a volte dipende dai livelli di robe che si fanno assieme. Ad esempio, quando mi ha tirato in mezzo il Gué è stata proprio una cosa da spuntare nella lista di cose da fare nella vita. Non ci conoscevamo ma mi ha tirato in mezzo ed ero molto contento.
Invece per dire in Banzai c’era un feat con Irbis 37 che in primis è un mio amico e poi per me è un altro visionario molto forte, per cui la soddisfazione è stata il doppio. Poi ci sono collaborazioni come con Giorgio Poi che stimavo ma non ci conoscevamo, quando poi abbiamo collaborato ci siamo trovati e ora siamo molto amici, è nata una bella amicizia da un featuring.
Sapresti definire cos’è per te l’arte?
È una bella domanda. Non so, a me sembra che quando entri in gioco il cash l’arte smetta di essere arte. Secondo me è essere percettivi, trovare anche in cose semplici e banali qualcosa di poetico, però dare una definizione all’arte non è fattibile, troppo complessa.
L’arte è un po’ essere anarchici secondo me.
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Visto che a breve comincerai il tour estivo, hai qualche spoiler da farci?
Spero che al Carroponte (Milano) faremo delle grandi ospitate, delle grandi cose, stiamo capendo se riusciamo. Ma in generale sarà un po’ un percorso di tutti i miei vari dischi, un po’ cose vecchie, un po’ nuove.
La formazione è la solita che è quella che mi accompagna da più di un anno che è composta da Bruno, Benjamin e Bonito che sono appunto anche produttori dell’EP. Abbiamo 13 date e..vedremo cosa succederà!
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Conclusioni
Francesco, in arte Frah Quintale, ci ha fatto scoprire un po’ di più la sua anima artistica estremamente eclettica e dinamica. È una persona, non solo un artista, che non si accontenta, a cui piace cambiare e sperimentare perché è proprio nella novità che trova la spinta vitale e artistica che lo porta a creare progetti di grande complessità e completezza come l’EP “Storia Breve”, dal quale la personalità dell’autore trapela in ogni manifestazione del progetto stesso: la musica, la grafica e la regia dei video che raccontano questa breve storia nelle sue fasi diverse del sentimento d’amore.