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Interviste

Shade e la condanna di essere Diversamente Triste per chi fa musica col cuore

Intervista a Shade, in occasione dell'uscita del nuovo album "Diversamente Triste".

Shade e la condanna di essere Diversamente Triste per chi fa musica col cuore

Il 07 luglio 2023 è uscito Diversamente Triste, il quarto album ufficiale di Shade, fuori per Sony Music Italy.

Lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda a bordo di un van dai vetri oscurati, neanche fossimo Alessandro Borghese, ed è venuta fuori una chiacchierata mica male, parlando del disco e di freestyle, di calcio e salute mentale.

Però basta spoiler, mica posso subito raccontare tutto, vai avanti e la tua curiosità sarà soddisfatta!

Prima di cominciare: Shade, biografia e discografia

Foto di copertina: Mark Tampone

Diversamente Triste è il tuo nuovo album e, come il titolo fa intendere, non è una passeggiata di salute.
Il tema dell’amore condanna è quello che risalta maggiormente. Come ti sei sentito scrivendo questo disco, e che sensazioni hai avuto una volta terminata la stesura?

Bellissima domanda, grazie grazie, wow. Diversamente triste rappresenta un po’ quello che sono io, ovvero in primis uno smile colante, una persona che sorride come nella cover del disco, soprattutto per far star bene gli altri. Ma, spesso, per colpa della realtà quello smile si sta sciogliendo, e questa è una delle sensazioni che rappresentano la mia vita degli ultimi anni.

Quando ho scritto il disco ci sono state diverse fasi di lavorazione, trovate delle canzoni molto vecchie e varie, brani più epici e pezzi più in freestyle, fino a momenti più intimi. Quelli di cui parli tu nello specifico, come Iron Man o Fenice, dove dico proprio che l’amore è una condanna, sono stati scritti proprio nell’ultimo anno, intendendo l’amore nel senso più generale della parola, perché non è solo amore verso una persona, ma anche verso una passione o un lavoro, o una passione che diventa un lavoro.

Quando ami qualcosa è sempre una condanna, perché vuoi sempre farla accadere e vuoi che venga percepita nel modo in cui la intendi, anche se spesso non succede mai quello che vorresti davvero.

Sinceramente, dopo aver droppato questo disco mi sento abbastanza vuoto, soprattutto dopo un periodo in cui ho vissuto in prima persona tante delusioni e momenti brutti, proprio per questo mi sento svuotato.

Nel brano Fuori di budget parli di rubare la Torre Eiffel, simbolismo che va a identificare qualcosa di esagerato, estremo, anche il prendersi un rischio. Nella tua carriera c’è stato un momento preciso in cui hai pensato che quello che stavi facendo fosse un rischio?

Il rischio più grande che ho preso è stato fare Sanremo, perché era un contesto un po’ lontano dal percorso fatto fino a quel momento, passando dalle gare di freestyle al palco più importante d’Italia.

Avevo un po’ paura di come sarebbe stata percepita la cosa, non tanto tra i rapper, anche perché Achille Lauro aveva aperto la strada e tutto il casino se lo è mangiato lui, ma che la canzone non fosse percepita come avrebbe dovuto essere, invece a oggi è quella che cantano di più ai concerti.

Nonostante il posizionamento in classifica, il pezzo ha invece poi performato molto bene. Mi spiace essere un po’ caduti nel pregiudizio giornalistico di alcune testate che, vedendo le facce giovani, hanno detto che il brano era una canzone d’amore per giovani, quando invece leggendo il testo capisci che è un brano d’amore per tutti e che non senti tutti i giorni, e lo testimoniano i tantissimi adulti e coppie che vengono ai miei concerti e che ancora che la cantano.

Piccola pausa dal disco con momento provocazione. Chiedono a un AI di fare un pezzo freestyle ad argomento. Fanno la stessa richiesta a Shade. Vince Shade o l’AI sarebbe più forte?

Bellissima domanda. Ti racconto una cosa. Era il 2004, finale del Tecniche Perfette tra Clementino e Rayden. Ascolto la battle e dico “secondo me vince Rayden, ha spaccato tutto”. Eppure come ha fatto a vincere Clementino?

C’è una cosa che un AI ha non ha, e che invece ha gente come Clementino, ovvero la capacità di lettura dell’ironia in un determinato momento e il coinvolgimento del pubblico. Per me il fattore live è la cosa più importante ed è una skill che magari un giorno l’AI potrà avere, ma che oggi non ha.

Questa capacità è un fattore essenziale perché è anche la mia forza, perché non mi ritengo più bravo di altri a scrivere però dal vivo, quando faccio freestyle, vedo tanto coinvolgimento nelle persone che ascoltano e, avendo fatto una lunga gavetta negli anni 2000, credo di aver capito quei modi per riuscire a intrattenere il pubblico, per fare il rapper, il classico maestro di cerimonia.

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Rimanendo in tema, nella scena attuale di freestyle c’è un erede di Shade? Che ne pensi del rilancio di luoghi culto per la disciplina come il Muretto di San Babila a Milano?

Da gran nostalgico apprezzo tantissimo questa nuova vita che sta avendo il Muretto. Non ho ancora avuto modo di andare, nonostante i numerosi inviti sia di Fred De Palma e Nerone, ma spero di andare presto.

I nuovi freestyler – a parte che sono tantissimi e veramente bravi, proprio bravi – hanno portato il freestyle a un livello successivo, come facevamo noi anni fa. Se devo sceglierne uno, che a tratti ricorda me, scelgo Hydra. E sai perché? Perché ha proprio una faccia da culo che vince. Lui è un ragazzo tranquillo, normale, però poi quando sputa barre è cattivo, avendo quella capacità di dire cose semplici, come magari faccio io, mettendole giù in modo da gasare la gente.

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Lasciamo il magico mondo del freestyle e torniamo a Diversamente Triste. Nel brano Per sempre mai viene rinsaldata la collaborazione con Federica Carta, dopo altri fortunati pezzi insieme come Irraggiungibile e Senza farlo apposta. Avete mai pensato a fare un album insieme?

È un’idea che ci hanno fatto notare in tanti, ma io e lei in realtà non ci abbiamo mai pensato. Perché è vero che discograficamente renderebbe tantissimo, perché la coppia funziona, però comunque abbiamo stili e obiettivi diversi.

Più che il bisogno di un disco, abbiamo voluto fare questo singolo con una direzione precisa, rischiando anche un po’ con qualcosa di particolare per quanto sia pop, senza fare la solita canzone con richiamo da spiaggia, abbiamo preferito qualcosa che va tra la dance house e il rap.

Fare un disco intero così, secondo me, renderebbe meno speciali questi episodi sporadici.

Nel tuo nuovo album, oltre a brani più intimi e sentiti, ci sono anche episodi più d’impatto. La tua anima rap, che non manca mai, coincide quindi con il tuo lato pop. Come si fanno coesistere i due aspetti? Quando hai capito che avresti dovuto aprirti a un pubblico più ampio?

È successo dopo aver vinto MTV Spit, la sera stessa. C’era Max Pezzali, che era uno dei giudici della gara, che venne da me dicendomi “Lo sai, saresti fortissimo nel pop perché hai qualcosa che secondo me funziona”.

Dopo qualche anno, quando è uscita Bene ma non benissimo (2018, ndr), dopo aver finito di scrivere il pezzo mi sono detto che avevo fatto una roba tanto diversa da quanto fatto prima, che mi piaceva, perché ho capito che la mia voce funzionava anche da un lato melodico, quindi l’ho fatto ed è andata benissimo.

Mi sono quindi reso conto che è sempre stata la mia attitudine, anche nel rap, e ti riporto un complimento molto bello che mi è stato fatto da Bassi Maestro dopo aver sentito Irraggiungibile, che mi disse: “se una casalinga mi deve associare a un rapper, preferisco che mi associ a te piuttosto che ad altri che raccontano delle realtà che non hanno mai vissuto”.

Quando ero più piccolo in molti mi dicevano che non facevo rap e non ero un vero rapper, nonostante avessi sempre fatto rap underground. Però nell’attitudine hanno sempre riconosciuto questa cosa, e mi hanno sempre detto di non rimanere fossilizzato sul voler far vedere che avevo il pisello più lungo, perché alla fine quello che arriva alle persone è quello che sei realmente. Anche perché se ti vendi per qualcosa di più, e poi sei qualcosa di meno la gente se ne accorge e non duri tanto, come tanti artisti che magari hanno un grandissimo botto di hype – che dura poco – e poi spariscono.

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Cosa pensi di questo fenomeno? Tra l’altro forse escono anche troppi dischi e c’è poco tempo per ascoltarli, e metabolizzarli, tutti

Eh, è un po’ triste, ma sono fiducioso che sia una di quelle tendenze che prima o poi finisce, facendo ritornare in auge magari anche l’ascolto di vecchi album.

Altra moda fastidiosa è la questione dei featuring, sarò solo un vecchio di merda ma la gente che parte dalla traccia con il feat. per ascoltare un disco mi manda fuori di testa! Io quando ascoltavo gli album partivo dall’intro.

Noi artisti ormai, e mi ci metto dentro anch’io, iniziamo a mettere 1000 featuring perché sappiamo che la gente ora ascolta solo se c’è la collaborazione giusta, e ormai sembra essere tutto scontato, creando una sorta di doping musicale, perché magari alla fine fai un disco mediocre, però è ovvio che se metti dentro Sfera Ebbasta – per fare un esempio a caso, nessuna polemica – sai già che venderà e automaticamente avrai vinto tu, pur con un disco non di livello.

Pausa calcistica: tu sei un grande tifoso della Juve (ahimè) e patito di calcio. Rap e calcio sono due mondi che si intersecano spesso. Tu cosa pensi di questo rapporto? Pensi che a volte i riferimenti calcistici vengano abusati nei brani?

A me piace tanto mettere riferimenti calcistici nei freestyle e nei pezzi. Se droppo un freestyle che ho scritto in 5 minuti mi dico “nel pezzo prima quanti riferimenti calcistici ho fatto?”.

Come per tutte le cose, secondo me l’esagerazione può essere sbagliata, ma non mi dispiacciono i riferimenti calcistici, perché mi gasano. Se penso a un pezzo, il primo che mi viene in mente è quello di Rhove, nella barra esempio in cui cita Miccoli (brano Pelè, ndr)

Tutto è figo, perché comunque il calcio è lo sport che più pratichiamo per strada, come in America il basket. Lì salgono sul palco con la canotta da basket e qui con le maglie da calcio, per una sorta di retaggio culturale, anche popolare, che può fornire anche una grande street credibility identificando i ragazzi delle popolari che, se ci pensi, è una cosa molto hip hop.

Pronostico: in che posizione arriva la Juve nel prossimo campionato?

Meglio non fare pronostici, perché il potenziale della squadra è sicuramente molto alto e, visto che non ci sono le coppe europee, ci si aspetta dei grandi risultati, però tutto da vedere.

Considerando gli impegni ai quali siete sottoposti di continuo, il tema salute mentale è profondamente sottovalutato, ma ultimamente si comincia a parlarne di più. Nel mondo discografico c’è attenzione a questo tema?

S: Vuoi la risposta sincera o quella politicamente corretta?

G: Quella sincera.

S: Secondo me no, almeno non molto per quanto riguarda gli artisti. A volte manca un po’ di sensibilità, facendo diventare tutto una questione di algoritmo e numero di plays, perché a contare è la quantità.

Invece, dietro queste cose c’è sempre una persona, perché uno studente non è solo la media voto che ha e un rappresentante non è solo quanti prodotti ha venduto, non si può ridurre tutto a quello. Magari c’è un centrocampista che ha delle statistiche pessime sotto alcuni aspetti, ma che in realtà è fondamentale per la squadra, dipende sempre da che lato la vedi.

Ci sono poi messaggi sbagliati che portano a elevare questa cultura del risultato a tutti i costi, esempio quando leggi articoli che elogiano persone che si laureano in sei mesi, non dormendo e studiando tutti i giorni, tutto il giorno. Questa mette ansia e sofferenza nei ragazzi, ed è un’altra delle tendenze cicliche di questo mondo recente che spero sparisca al più presto.

Questo processo è partito prima della pandemia, e la pandemia non ha fatto altro che accelerare questa ricerca ossessiva del portare a casa il risultato, a scapito della salute mentale.

Bisognerebbe educare le persone, anche tramite i social, che invece sono un covo di rabbia repressa e cattiverie, che rappresentano quello che stiamo vivendo, ovvero un periodo di empatia ai minimi storici.

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Il tuo riferimento ai social mi fa venire in mente un altro tema caro agli artisti, ovvero quello dei social e di chi recensisce musica. Tu cosa pensi del dibattito musicale in Italia?

Dal mio punto di vista, quello che conta è la libertà. Senza insultare, si può esprimere un parere personale, e non elogiare a prescindere un disco per la paura di recensirlo male.

Tante volte non si riconosce più la bellezza di un prodotto a meno che quella cosa non l’abbia fatta l’artista del momento, quando invece ci sono degli artisti che io apprezzo moltissimo e che secondo me non hanno lo spazio che meritano.

Facciamo un esempio: su tanti dei magazine avrei voluto leggere decine di di articoli su Nayt e la scrittura del suo album, riuscendo a educare all’ascolto chi legge e facendo capire che non esiste solo la trap o la drill, perché c’è tanto altro.

In tanti magazine – per fortuna non il vostro – non vedo la libertà di pensiero che servirebbe, dando magari spazio al meme di turno piuttosto a un artista che merita.

Ci avviciniamo alla fine dell’intervista, quindi chiuderei con due domande sul disco. Lato featuring, non mancano gli ospiti: J-Ax, Giaime, Vegas Jones, Madman, Dani Faiv, Nerone. Come hai selezionato gli ospiti? Ti va di raccontarmi un punto di forza di ognuno?

Diciamo che non ci sono grandi strategie dietro le scelte. Con MadMan c’è un rapporto, è una bella persona e l’ho sempre apprezzato perché molto tecnico e originale.
Era stato già spontaneo chiamarlo nel mio primo album MIRABILANSIA, che era ancora free download, e mi piaceva l’idea di averlo in un disco ufficiale.
Vegas Jones e Giaime sono stati bravissimi, oltre che nelle strofe, anche a portarmi in una dimensione più club, onorato di questa prima collaborazione con loro.
Mentre con Nerone avevo condiviso tante finali di battle e con Dani Faiv avevo collaborato sul suo disco, ma mai in uno mio, sono due amici e meritano tanto. Ci siamo divertiti a fare questa ignorantata!

Chiudo con la domanda sui prossimi live. A Febbraio 2024 partirà il Diversamente Tour. Quanto sei gasato e che show dovremmo aspettarci?

Beh sì, sono contento, perché porterò live la band con tutti gli strumenti, ovvero batteria, trombone, esposizione, fiati.

Voglio sempre suonar tutto live, perché anche come dice un vostro recente articolo (Sì, il playback è il problema, ndr) è sempre la prova del nove, perché se se devo far sentire le basi registrate ascolto il disco da Spotify e siamo tutti felici e contenti.

In più, ovviamente, ci sarà il freestyle e sto mettendo su delle cose un po’ in stile americano, perché poi tante volte i miei concerti diventano un mezzo stand up show.

Non vedo l’ora, ovviamente stiamo già facendo una pensiero approfondito su come organizzare lo show, sperando sia fattibile fare tutto quello che ho pensato. Ovviamente siete invitati!

Conclusioni

Shade è la dimostrazione vivente di come puoi continuare a fare il lavoro che ami senza mai perdere l’umiltà, e senza avere timore di dire le cose che pensi.

L’intervista ha messo in evidenza la straordinaria sensibilità di un artista che, probabilmente, brilla sotto i riflettori perché emana una bellissima luce interiore, quella luce che solo chi sa vestire perfettamente le proprie emozioni è in grado di offrire.

Diversamente Triste è in definitiva un progetto straordinariamente lucido e maturo, in cui ogni brano racchiude tanti pezzetti dell’anima di Shade.

Foto di Giulio Cremaschi per Boh Magazine

Due cose non possono mai mancare, il rap e il cibo.

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